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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

sabato 6 aprile 2013

sei parole

"anche se muori devi vivere lo stesso" (p. 62), in questa frase è racchiusa l'essenza del libro di Yu Hua da cui è stato tratto l'omonimo film Vivere!
ho pensato quali potessero essere le sei parole chiave per raccontarne il contenuto e ho scelto: anima, destino, guerra, legami, miseria, travagli.
travagli da intendersi sia come parti e sia come difficoltà, perché la storia del protagonista è segnata da entrambi e talvolta le due cose si fondono insieme.
"In città il medico ci disse che era una malattia incurabile...
Meglio che sia una malattia incurabile, 
sennò dove li trovavamo i soldi per curarla?"
(pag. 99)
miseria in quanto risultato delle scelte giovanili che lo hanno portato a dissipare gli averi e poi via via a mutare il significato del termine in quello che descrive le piccolezze dell'animo umano e la pochezza del potere quando è cieco.
destino come rappresentazione di ciò che muta costantemente, spesso deviando dal solco di quanto precede l'ultimo evento, e che conduce Fugui verso continui imprevisti che lo vedono spesso sul punto di soccombere ma che alla fine faranno di lui l'unico superstite delle vicende in cui è stato coinvolto.
"... adesso che eravamo rimasti solo noi due,
i nostri sguardi si incontravano continuamente,
quasi che in tutti quegli anni vissuti insieme
non ci fossimo ancora guardati abbastanza"
(pag. 152)
anima forse è inesatto, ma qui intendo quella sorta di istinto capace di prevalere, a ciò che un po' assomiglia alla natura degli animali e al modo in cui ciascuno di loro riesce ad apportare significato nel ciclo della vita e della morte.
"Saper vivere vuol dire non dimenticare mai 
queste quattro regole: 
non dire parole sbagliate, 
non dormire nel letto sbagliato, 
non varcare la soglia sbagliata 
e non infilare la mano nella tasca sbagliata". 
(pag. 134)
guerra come ineludibile condizione e manifestazione di quanto più lontano vi sia tra la saggezza umana e la sua natura. la parte centrale del libro è tutta dedicata alla partecipazione forzata del protagonista in una guerra di cui l'autore narra i risvolti quotidiani di coloro ai quali nemmeno è stato detto né il perché, né il per cosa, il sopravvivere fosse diventato un mettere continuamente a rischio se stessi abbinato alla prospettiva di morire per una semplice focaccia, lanciata dall'alto, appena fuori dalla trincea.
legami che resistono senza incertezze o sospetti ma animati dalla fiducia che si ripone nell'altro per evitare di dubitare di se stessi o del senso che hanno i modi di dire popolari nella cultura tradizionale cinese e più in generale in quella orientale.
diversa dalla nostra che nasconde nei motti, e nelle forme in cui vengono citati, un po' di furberia da paese mista all'invidia verso i più fortunati che, sempre più spesso, sono anche i meno onesti.

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