il falsario

e venne il giorno in cui feci la conoscenza del vero falsario, ma andiamo con ordine.
ho conosciuto un paio di sedicenti falsari e, tralasciando i professionisti del falso ideologico (politici su tutti), chissà quanti altri capaci di far così bene il loro lavoro da passare per artisti veri.
la prima era totalmente consapevole di esserlo, al secondo attribuisco questa nomea ma di fatto era più che altro il braccio di una altrui mente, in pratica un ricopiatore di idee, forse più simile a un mero esecutore che a un falsario, ma il mio metro è tale da includerlo nella categoria.
il terzo falsario credo nemmeno si consideri tale anche a spiegarglielo con il linguaggio dei segni.
nei tre casi nessuno di loro era costretto, ricattato o affetto da scarsa autostima (anzi!).
evidentemente è qualcosa che deriva da una sindrome genetica oppure fa da corollario caratteriale o da rivestimento comportamentale, chissà!
le tracce erano (suppongo siano ancora) evidenti ma la sua abilità tale da smontare ogni sospetto e diffidenza.
tutto falso anche quel po' di credibile, così tanto distante dal vero, che lui stesso, stupito, negava (suppongo neghi ancora) ogni interpretazione benigna di quell'estro geniale che ancora (suppongo) ammanta la sua persona.
così convinto di essere il solo e unico originale esistente, e mai esistito, da farla fuori dal vaso e assemblare spudoratamente e senza remore saperi e fatiche altrui senza distinguere tra artisti di peso, dilettanti, amatori.
un essere cavo che si nutre di ciò che ha intorno, un baro che sceglie con cura dal mazzo solo le carte che offrono gli spunti migliori che poi rielabora secondo un metodo a sua volta falsificato; "al modo di", in una sorta di potpourri musicale, figurativo, lessicale, tattile, gustativo, olfattivo, insomma omnicomprensivo e dal grande fascino.
al fondo il nulla o forse solo l'incapacità di replica sorretta dalla mancanza di una qualsivoglia morale o anche solo di un proprio parere.
di vero solo la sua falsità, la qual cosa, da questo punto di vista, in effetti è notevole, fors'anche una dote.
infatti il mio racconto tutto vuole dire tranne rendere un giudizio, severo o clemente che sia, quanto così un ribadire la forza del linguaggio e delle parole per quello che è il loro significato.
se poi invece l'interessato ha da proporre un altro o altri termini meglio capaci di descriverne le attitudini, ben venga/no anche se, detto onestamente, a questo punto ho più di un pregiudizio sulla sua e sulla loro credibilità, vero è che...



ma anche no.

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