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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

sabato 7 aprile 2012

Murasaki splendente

Murasaki (viola) Shikibu (maestro cerimoniere), Murasaki Shikibu nome d'arte di una scrittrice antica.
Ma che vita avranno mai potuto vivere le persone vissute a cavallo dell'anno mille, se a soli (o ben) ventotto anni lei scrive e scrive e fatico a immaginarla a vivere, altro che scrivendo le cose come avesse già vissuto cento primavere e altrettante delle altre stagioni?
"Non più a lungo
di quanto i fiori di ciliegio rimangano
sul ramo lungo la spiaggia di Onoe
dove soffiano raffiche selvagge
non più a lungo finora voi
vi siete dimostrato costante!
Per parte mia,
sono veramente molto perplessa"
(pag 130)
Impiega qualche anno a completare la Storia di Genji, il principe splendente e muore, pare, a quarantadue anni o, meno probabilmente, a cinquantacinque.

E davvero è difficile immaginarla altro che intenta a tracciare segni come fossero poesie e storie come fossero quadri di quelle che il tempo avrebbe raccontato in quello a venire e di cui lei come poteva sapere?
Tutto questo spiega, forse, perchè i suoi waka abbiano attraversato i secoli e l'abbiano consacrata quale illustre autrice su tutte quelle che l'hanno seguita.

La sua biografia si intreccia e si sovrappone ai diversi livelli in cui si perde la sua narrazione e su cui tornerò nel corso della lettura, intanto un appunto, solo per dire che oltre mille pagine di parole valgono il prezzo perchè dicono di mondi che ancora coesistono sebbene ignorati e di modi di essere che certamente albergano chissà dove negli uomini.
Perchè più che a una donna lei mi appare così simile al genere opposto, ma di quel genere di cui si è perso lo stampo anche se in alcuni si scorge benchè il loro gran d'affare per occultarlo e ucciderlo lo mortifichi e lo oscuri invece di risplendere, semplicemente risplendere nonostante un momentaneo e burlesco tocco di rosso sul naso (1).
(e a loro consiglio di leggere come altrimenti potrebbero manifestarsi o la storia di come lo abbiano fatto, perchè ritrovino il cammino e il destino da cui si sono allontanati).


Voglio rivelarti tutto, il buono e il cattivo, questioni mondane e dolori intimi, cose di cui non posso realmente parlare per lettera, ma, per quanto deplorevole sia la persona di cui si parla, forse non si dovrebbe mai dire tutto. Troverai che la vita è piena di spine. Guarda quanto sono inquieta, angosciata! Devi scrivermi quello che pensi. Non importa se hai meno da dire di tutte le mie vane ciarle, gradirei tue notizie. Bada, se questa lettera finisse, sì pure per breve, in mani sbagliate, sarebbe un disastro, ma son tante le cose che ancor voglio dirti.Di recente ho stracciato e bruciato gran parte delle mie vecchie lettere e carte. Con le superstiti ho fatto casette da bambola la primavera scorsa e, da allora, non ho più tenuto una corrispondenza da potersi dir tale. Ritengo di non dover usare carta nuova, quindi temo che la presente non farà tanto bella figura, ma non è per sgarberia: ho le mie ragioni.Per favore, restituiscimi questa lettera non appena l’avrai letta. Ci saran parti difficili a leggersi e luoghi ove ho lasciato fuori una parola o due, ma non badarci e leggi da cima a fondo. Vedi dunque… mi angoscio tuttora per quello che gli altri penseranno di me, e, se dovessi ora trarre delle conclusioni sul mio conto, dovrei ammettere che  conservo tuttora un forte attaccamento per questo mondo. Ma che cosa posso farci?" (2)

(1) pag 178 dove sono certa Tanizaki 
abbia attinto quando, 
nell'opera Vita segreta del signore di Bushū
riprende e amplia la metafora del naso rosso.


(2) Murasaki Shikibu, 
Diario e memorie poetiche, 
trad. dall’inglese di P.F. Paolini, Milano, Feltrinelli, 1984, pp. 116-117.




Genji e la divina cucitrice
13 aprile 2012


Perdona questa lettera 
che, scritta come in sogno, 
dirà forse cose che una mente desta 
difficilmente può accogliere.


Una parola buona per tutte e sono tante le dame con cui si destreggia il giovane Genji sia prima e sia dopo il matrimonio.
La prima parte scavalca in fretta i primi anni di vita del principe e serve per orientare il lettore sullo schema generale dello stile narrativo di Murasaki e sulla sua abilità che definirei sonora, timbrica, musicale di dar voce ai personaggi come si stesse assistendo a una rappresentazione teatrale, anzi a più rappresentazioni, delle vicende narrate dal testo.

Personaggi femminili di ogni lignaggio che nel corso del racconto cambiano condizione e spesso anche il nome sono facilmente riconoscibili dal tono e dagli argomenti del fitto scambio di missive con il loro controverso interlocutore incapace di concepire di preferirne una all'altra, ma capacissimo di rapportarsi con ciascuna nel modo più aderente e pertinente alle loro specifiche necessità e caratteristiche.
La morte è una nota costante in tempi in cui essa trovava innumerevoli cause oggi sconfitte quali quelle per la nascita di un figlio, ma anche per motivi che ancora affliggono il genere umano: solitudine, malinconia, mal d'amore, o l'abbinamento di entrambi, come nel caso della giovane moglie di Genji, la cui fine chiude anche la prima parte del libro.


tomba di Murasaki Shikibu
Ditemi se la sua anima è nella pioggia o lassù nelle nuvole!
Si è convertita in pioggia l'anima sua, ma dove trovi nella nuvolosa cupola del cielo quell'unica ghirlanda di vapori che è essa è divenuta?
Con chi ormai gli toccherà di dividere il vecchio cuscino, la vecchia coperta?
Luttuoso lo spettro di colei che transitando ora per i regni arcani deve fuggire il giaciglio dove solevamo riposare.
Questo letto si coprirà di polvere; perchè io più non reggo a sprimacciare via la notturna rugiada delle mie lacrime.


Il sincero, benchè tardivo, dispiacere per la morte della giovane sposa è condiviso con le compagne da cui aveva trovato rifugio e soddisfazione, un po' per proprio carattere e un po' per la freddezza che lei aveva sempre mostrato nei suoi confronti, e così in qualche modo il principe cerca di colmare quel vuoto che gli era entrato dentro a sua insaputa. 
Tuttavia, e nonostante le sue attenzioni e la sua prudenza, le sue avventure gli valsero gelosie e rivalità che gli costarono un esilio di tre anni in un eremo desolato e misero dove però, grazie alla fama che si era conquistata e che era giunta fino a quell'estremo e squallido fazzoletto di terra, gli fu combinato un incontro che nonostante la ritrosia della dama sfociò nell'amore da cui nacque la sua prima figlia.
Oltre al piccolo principe orfano, aveva avuto un altro bambino entro le mura della corte, una sorta di incidente e per tanto nessuno sapeva che lui fosse il padre del principe ereditario, nonostante i due piccoli si somigliassero moltissimo, e forse altri di cui era ignaro e di cui l'autrice tralascia di parlare.


Nella regione delle ombre vaghe e sfumate lungo la riva, che sa dove, le gazze marine facevano col becco quel loro strano suono picchiettante. Pareva come se qualcuno fosse stato chiuso fuori e continuasse a bussare, bussare, bussare, nella desolata speranza che quelli di dentro si lasciassero finalmente impietosire.
Oh potessi anch'io
come la marea andarmene
soltanto per tornare!
Adesso i colli fasciati di bruma mi nascondono la mia casa, e perfino il cielo sul mio capo non mi sembra l'amabile paese di nuvole che conoscevo.

Al ritorno a corte Genji avrà modo di riallacciare le vecchie storie e rimediare come meglio riusciva all'assenza forzata, ma sebbene la sua scelta fosse sempre caduta su caratteri schivi e ritrosi, spesso affatto disposti ad accettare la sua corte e i privilegi della sua posizione, con l'andare degli anni anche quelle storie, sporadiche e momentanee finirono con l'avere un loro peso e a rendere complicata e in parte insoddisfacente la sua vita sentimentale.



Lungi da me ti sei spinto come quelle barche partite dalla riva di Mikuma, che ora vogano sul lontano orizzonte.

Persino la piccola Murasaki, che aveva adottato alla morte della madre, era gelosa e possessiva nei suoi riguardi al pari delle varie signore che in ogni angolo del regno attendevano il suo arrivo e le sue missive.

Genji appare stanco, inappagato, sempre come avesse il fiato sul collo, continuamente impegnato a motivare le assenze, a compensare il suo essere altrove, ad asciugare le lacrime di chi sta salutando per correre a raccogliere quelle di chi lo sta già attendendo.
E può capitare che di quella egli ignori il nome e anche il volto e allora inventi stratagemmi per appurare che colei che gli è di fronte sia quella che notti prima gli era stata a fianco:


Se in questa gara di arcieri la mia freccia ha deviato, era perchè solo nell'incerto crepuscolo del mattino i miei occhi avevano intravisto il brillante bersaglio.


(e lei di rimando) Se aveste saettato con gli strali del vostro cuore, anche senza che l'arco sottile della luna dardeggiasse alcuna lucentezza, avreste fallito il bersaglio?


Tutt'altro che disonesto e cialtrone _ tanto che non le manda certo a dire _ egli risponde a ciascuna secondo quanto egli percepisce o gli viene trasmesso e siccome, come dicevo, il carattere di queste predilette è accomunato dalla ritrosia e dal riserbo, ogni volta, buona parte della durata di ogni incontro è consumato in schermaglie metaforiche di versi che prendono spunto dal passato di ognuna per legarsi al presente.


Il vostro cuore di ghiaccio, soltanto il vostro cuore di ghiaccio ne ha colpa, se le maniche di questa mia veste cinese (che la dama gli dona) sono sono intrise di lacrime.


L'avermi regalato un indumento manifesta forse il vostro desiderio che una distanza ancora più grande sia mantenuta tra noi?


(...) Quando malato d'amore balzavo tuttavia in piedi e piroettavo con gli altri, capivate cosa voleva dire il febbrile ondeggiare della mia lunga manica da ballo?


Quantunque tanto lontano un uomo della Cina facesse ondeggiare le sue lunghe maniche da ballo, ogni suo gesto tuttavia mi riempiva il cuore di meraviglia e di gioia.


(...) Mia colpa mio il rimpianto, se sventata come la fanciulla dei campi che si china troppo bassa tra i germogli del riso mi sono insozzata la manica sul buio sentiero dell'amore.


Non dite che le acque troppo superficiali vi hanno soltanto inzuppato la manica. La superficialità è solo nel vostro paragone; non nei miei affetti!
Voi, voi sola avete indugiato tra i bassi stagni; mentre io ho lottato fino ad affondare tutte le mie membra attraverso le macchie del buio sentiero dell'amore.
Se un solo raggio di conforto avesse rischiarato le angosce di questa casa, io stesso sarei stato il latore di questo messaggio.


(...) Avreste davvero avuto in animo di farmi visita, cosa ci voleva a tagliare la gomena che vi trascina oltre questa riva? Siete un po' sorpresa, ritengo, di trovarmi "tra i pescatori alla loro rete".


Ogni dama è un fiore, un albero, un paesaggio, uno strumento musicale, la storia di un mondo a sè stante in cui egli è il protagonista, il perno, colui che muove e anima le vicende e la vita della dama, delle sue ancelle, dei servitori assegnati a fare da tramite come se il resto, a partire dalle incombenze di corte fossero fastidiosi incidenti o intercalari di quel lavorio operoso di tessiture e sentimenti amorosi.


La seconda parte si conclude citando la Divina Cucitrice, in pratica due stelle: Tessitrice del Cielo e Fanciullo Pastore. Esse si trovano in congiunzione soltanto nel settimo giorno del settimo mese.
L'ho trovato esilarante perchè metafora del pensiero che Genji dedica a una sua amante riflettendo sul fatto che ella in fondo si trovasse in una situazione molto migliore della leggendaria cucitrice, ma comunque effettivamente trascurata da lui.






Una ghirlanda di nuvole
21 aprile 2012

Anch'io in altri tempi
ho studiato questi libri, anch'io,
debbo dirtelo, sono stato incantato
dal piacere che mi davano.
C'è a quanto pare, un'arte 
di ingranare ogni parte del racconto 
nella successiva che, 
sebbene si tratti di pura immaginazione, 
il lettore è persuaso che quegli avvenimenti
possono essere accaduti davvero
e ne è toccato al fondo
quasi come se si svolgessero 
proprio sotto i suoi occhi.


La terza parte del libro si apre con Genji appena trentenne e due eventi, l'arrivo a corte della figlia e la morte dell'imperatrice e per buona parte il capitolo svolge preminentemente i temi immateriali legati ai sogni, ai desideri, alla voce della coscienza che insinua incertezze, spesso rimorsi e rimpianti e getta nuove luci e ombre sulla vita vissuta senza troppe attenzioni e con pochi scrupoli com'è tipico dell'età giovanile.
L'insoddisfazione intravista nelle pagine che concludono la parte che precede, diventano consapevolezza che il suo andirivieni fosse come "una vacillante passerella che congiungeva sogno a sogno" e che anche le stagioni e le feste collegate al loro riproporsi fossero solo un triste richiamo a un passato estraneo all'oggi.

"Quest'anno avresti dovuto fiorire nere corolle" pensava guardando il ciliegio prossimo alla festa dei fiori di primavera "Sul colle del tramonto pende una ghirlanda di nuvola che veste la sera quasi coi neri panneggiamenti di un abito da lutto".


Poi il capitolo si grana in una serie di fatti, di impegni del principe, di eventi, di macchinazioni, di escamotage per riuscire a riunire i suoi affetti e allo stesso tempo rispettare le diverse specificità e caratteristiche sia delle dame e sia del suo rapporto con ciascuna di loro.
Ufficializza la sua relazione con Murasaki ormai donna e allo stesso tempo "adotta" segretamente la figlia di un'amante defunta e dell'ignaro padre, suo amico e compagno di corte, innamorandosi anche di lei.


Il capolavoro di maestria dell'autrice, a questo punto, è nell'abbinare la descrizione (e che descrizioni si possono leggere!) dell'avvicendamento delle stagioni nei giardini allestiti per le dame a quello dei fatti così da rendere la diversa specie delle relazioni del principe attraverso i suoni dell'acqua, degli animali e il loro muoversi nell'aria come farfalle o timidi cervi;  il normale flusso della natura, il fiorire e il verdeggiare di fiori e piante e il mutare dei paesaggi predisposti da lui in base al carattere e alle preferenze di ciascuna di loro.

Viene costruito un grande palazzo o un insieme di palazzi o per meglio dire una sorta di città dove le dame vanno ad abitare e dove il principe si reca secondo percorsi e tempi sempre conseguenti e coerenti con la storia che ha imbastito negli anni e che sembra essere sempre unica e sola, invece di una di tante.

Tra le isole del lago navigabile alcuni ponti di collegamento e in seguito dei battelli così da rendere ancora più poetici gli approdi ai diversi padiglioni dove di stagione in stagione si succedevano spettacoli, tenzoni e gare di poesia, musica, canto e tanto altro. Ogni desiderio del principe veniva esaudito con solerzia dalle ancelle delle dame nella speranza che egli avrebbe così potuto far visita alla loro padrona più di frequente.
Allo stesso modo crea ponti e collegamenti armonici tra di loro, auspicando sempre che sia mantenuta la gerarchia derivata dalla longevità del rapporto e dalla natura dei sentimenti reciproci che non necessariamente conducono tutte al suo talamo, anzi, forse egli è ancora più legato proprio con quelle con cui ha fallito o dissuaso dal varcare le cortine dell'alcova.

Nonostante le complicazioni derivate dalla maggior consapevolezza di Genji, dall'età e dalla sua condizione di corte in qualche modo egli tiene fede ad ogni promessa senza mancare mai verso nessuna, nè in compagnia, nè in doni ed elargizioni di ogni genere sia di comodità o sia di capriccio.

Sopraggiunge un tifone di portata straordinaria e spazza via ogni fiore e albero di quel paradiso, ma niente può rispetto alla tenacia dei sentimenti di Genji per le sue dame scontrose.






Come un Miraggio


Era circa la metà del nono mese, Tanta era la grandiosità delle vedute tra cui Yugiri si trovava a passare, che avrebbe riempito di estatica riverenza anche il più ottuso, il più insensibile dei viaggiatori. Il suo cammino andava attraverso foreste, dove non solo ogni foglia, ma ogni ramo era stato divelto dall'uragano, abbattuto al suolo, per poi sollevarsi tra il turbinoso rovinio soffiato dalle alture sovrastanti. Via via ch'egli si avvicinava alla casa, un cantilenare di lontane salmodie si mescolava al fragore della tempesta. Proprio sotto la siepe, un branco di cervi aveva cercato riparo contro le raffiche del ciclone; premevano gli zoccoli sui bruni steli di riso, e nemmeno l'aspro stridore dello scacciapasseri bastava a respingerli da quel rifugio. Stavano stretti l'uno all'altro, tremavano da far pietà. Lo strepito del torrente destò Yugiri dai suoi pensieri, avventandosi alle sue orecchie con un boato forte come il tuono. Soltanto le cicale, nei loro cespugli fiaccati dalla tempesta, stavano stranamente zitte. Un unico fiore, la turchina Galla di Drago, riscuoteva ora il compenso della sua lunga pazienza, e splendeva rorido tra l'erba devastata, finalmente trionfava nella sua squallida supremazia.





Conclusioni: trame di corte intricate dal fatto che i protagonisti spesso sono ignari delle reali relazioni di parentela tra loro.
Un romanzo rosa, una banale successione di avventurose peripezie di uno scaltro e avvenente gagà.
Sì, al pari della divina commedia, nient'altro che la fantasia di un visionario in gonnella acido e invidioso dei pregi e dei difetti altrui.
Shakespeare? Forse anche per via di quel lessico che occhieggia al classicismo letterario facendo sorrisetti riguardo ai vizi di ogni età e di ogni tempo e beffa dei tormenti.
Pensando a quando fu scritto, mi viene da pensare a Omero più che ai succitati autori, benchè Ulisse e Genji, siano inaccostabili come le due civiltà che li hanno prodotti.
In ogni caso sono linguaggi che mi duole leggere solo nelle loro traduzioni, certa che questo li svuoti e semplifichi.
A maggior ragione in questo caso, anche se emerge dalla traduzione l'abilità di aver saputo trasporre le frasi in immagini e far apparire ideogrammi al posto delle lettere che significano le parole racchiuse in questo testo che le contiene tutte.

Shikibu stordisce il lettore e lo mantiene al suo fianco o leggermente discosto dalle sue spalle lì dove la luce appena appena fa emergere la sua stessa figura e la tempo stesso l'inchiostro che disegna i suoi colorati pensieri sul foglio.
Uno stile narrativo volto a tradurre il gesto che produce l'immagine degli ideogrammi disvelando una tale conoscenza dei diversi saperi, da fondare il sospetto che l'autore sia più d'una e farmi chiedere: "e adesso? che leggo adesso?"

Scritta da lei sembra che ogni parola compaia per la prima volta, le illustra tutte o almeno tutte quelle che io conosco.

Cambia stile narrativo nel corso dei capitoli come davvero a disegnarli fosse colei che li sta vivendo e invecchiando nel viverli in ogni loro sottile sfumatura e analogia con l'intorno in una visione che agli occidentali è totalmente aliena sebbene affascinante a chi un po' la frequenta.

La storia di Genji, che porta come ultimo capitolo il titolo Miraggio, si sfuma e consuma tra lutti e altri effetti dello scorrere del tempo su un principe che vediamo impegnato a guidare il figlio legittimo (tra gli altri) e dotarlo della propria eredità che tutti giudicano però irripetibile e di sua esclusiva e imperitura proprietà e prosegue su un altro libro (al momento introvabile) La signora della barca, il Ponte dei sogni.


E' terribile, _ pensò la povera Tamakatsura, _
Mai nessun uomo avvenente si innamorerà di me
senza dirmi nel medesimo istante
che dobbiamo separarci per sempre?



25 aprile 2012

4 commenti:

  1. Risposte
    1. ho finito ieri la prima parte di Genji.
      ma non riesco a trovare il seguito (la signora della barca, il ponte dei sogni) nè il libreria nè il biblioteca, intanto ho ancora mille pagine di questo, poi vedrò di procurarmi il resto.
      pare che sia stata editata una nuova traduzione dal giapponese che si trova anche on line alla misera cifra di 90 euro:(
      per ora come avrai capito, ne sono entusiasta, ma devo riconoscere che se avessi trascurato di leggere altro di quel periodo e di quella cultura lo avrei trovato pesantissimo.
      fortunatamente ci sono arrivata casualmente nel momento adatto:)

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  2. ah ecco qui i tempi si calcolano sui fiori di ciliegio.
    Io invece sui cerchi del tronco del ciliegio ... :)

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